Una rete di poesia: per tutti o per i soliti del cenacolino?

Questa volta è Sebastiano Aglieco, con il sempre prezioso supporto di Francesco Marotta, a rilanciare il tema: “La poesia nella rete”.

Così si intitola un incontro pubblico che essi gestiranno presso la Biblioteca civica di Vimercate (piazza Unità d’Italia 2 g) il prossimo sabato 17 aprile (ore 15/19), in chiusura della terza edizione del Poesia teXtura Festival, cullato nella splendida residenza creativa dell’associazione delleAli – un bel festival, al quale PoesiaPresente ha sempre dato supporto, quest’anno anche incrementandolo!

A quel titolo non poteva mancare la plurivocità: “poesia nella rete” racconterà sicuramente di un campo, internet, dove oggi la poesia si muove; eppure non può sfuggire un vibrante dubbio:

 

 

nel web la poesia è irretita? è in trappola?

Il dubbio non è recente.

Lo sviluppo delle risorse del web accade a velocità esponenziali. Si può avere la sensazione che siano già passati decenni, e invece sono solo meno anni di quante dita ha una mano, da che qualcuno iniziò a ventilare, dopo gli entusiasmi e le ubriacature dei primi tempi, una perniciosa tendenza autoreferenziale delle comunità che in rete si occupano dello scambio di scritture poetiche, e di quanto attorno ad esse può ruotare in termini di “laboratorio di lettura” e di dibattito critico tanto quanto di iniziativa portata fuori dalla rete, fra eventi, festival, convegni, presentazioni librarie, pubblicazioni.

Insomma, una trappola geodetica starebbe tessendo attorno a sé, involontariamente, un gruppo piuttosto ampio di ragni-scrittori: alla fine sono sempre loro che, saltabeccando di blog in blog, se la contano su, commentandosi a vicenda; sono in tanti, per cui gli accessi appaiono elevati, però se ognuno di loro in media ogni giorno clicca sui propri siti, e magari anche più volte… E poi c’è stanca in giro per i blog, o forse è solo che la community sta man mano migrando verso Facebook…

Ho come la sensazione di averlo già scritto. Forse si tratta di una mezza verità che ha bisogno di sentirsi ripetuta per convincersi di essere intera, ma ripetendosi svela la sua intrinseca fragilità. L’autoreferenzialità non è probabilmente il nodo più grosso. Anzi, è probabile piuttosto il contrario, ovvero che la sussistenza di una comunità debba passare, per forza di cose, da spazi ad accesso circoscritto, dove officiare i riti di contatto e propiziazione verso le forze misteriose che si aggirano all’esterno della comunità, che la possono proteggere ma anche attaccare e distruggere.

Permettersi di intervenire attivamente in una discussione, si badi bene, per chi non l’ha mai fatto passa costantemente attraverso tassi più o meno elevati di esorcizzazione sottotestuale da “ingresso nella cerchia”. In genere i moderatori delle discussioni nei lit-blog sono estremamente accoglienti, per cui queste sfumature risultano spesso visibili solo a letture attente, però ci vuole poco per scaricare moti aggressivi personali in una discussione, e quando ad esserne interessato è il neofita, poco ma sicuro che la sensazione di non essere accettato dall’intera comunità se la trascinerà per un tempo indeterminato.

Il dato è prettamente antropologico. L’autosufficienza del gruppo è fonte di frustrazione per il singolo, ma nel momento in cui tale comportamento tutela le acquisizioni valoriali operate dal gruppo stesso, permette il contenimento della frustrazione per chi comunque accetta di sottoporsi al battesimo iniziatico. Chi non accetta e manda a quel paese blog, gestore e simpatizzanti, inaugura una nuova storia. Una migrazione portatrice di promesse ancora tutte da svelare e compiere.

Inizio a sospettare che quello dell’autoreferenzialità non sia davvero il limite sul quale riflettere in presenza di una crisi, più o meno percepita, della comunità.

Crisi che, stando a quanto si legge in giro, sarebbe di tipo prettamente partecipativo. Dove appunto la partecipazione è percepita come la principale risorsa dei “gruppi di interesse poetico” che si aggregano in internet: se diminuiscono i commenti e le letture, la risposta che la comunità dovrebbe darsi, come nelle ataviche strategie dei clan nomadi, è quella di levare le tende, mettersi in viaggio alla ricerca di spazi più fertili.  L’unico “problemino” è che il comportamento migratorio, negli spazi internettiani, non è affatto possibile come scelta collettiva, ma solo come opzione individuale. Il trasferirsi del proprio attivismo presenzialista su altre piattaforme, come quella dei social network, per quanto possa essere in apparenza un fenomeno di migrazione collettiva, è privo di qualunque elemento di progettualità, esattamente come nei flussi migratori della storia contemporanea. Con tutte le conseguenze del caso.

L’immaginario poetico, in tale scenario, non si allontana più di tanto dalle forme prodotte all’origine delle comunità internettiane. La produzione mitopoietica degli inizi rischia la coazione a ripetere. I grandi filoni perseguiti, dalla poesia d’impegno civile alla ricerca di linguaggi ad alto impatto comunicazionale, dalle spinte generazionali all’apertura verso le discipline non scritturali, giusto per fare qualche esempio, rischiano di accontentarsi di riscrivere echi delle proprie istanze. Questo forse è il tratto più preoccupante dell’intera faccenda.

 

 

L’incontro promosso da Sebastiano & C. coinvolge tantissime realtà della rete, invitate ad esprimere il loro punto di vista prima dell’incontro di Vimercate. Le riflessioni di cui sopra vogliono essere un primo contributo in tal senso.

Per il programma completo dell’iniziativa, e i progressivi aggiornamenti si faccia sicuro riferimento al sito di Sebastiano Aglieco: http://miolive.wordpress.com/2010/03/23/la-poesia-nella-rete/

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